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McIntosh MC60 vs McIntosh MC75

Un po’ di storia, la McIntosh ha iniziato a produrre apparecchi  per la riproduzione sonora nel 1948. Erano le origini. Nel 1954 ha costruito degli apparecchi entrati  nella storia, i finali  MC30, (6L6GC come finali, e 5U4GB come raddrizzatrice) e il preamplificatore C8. Era piena epoca monofonica. La leggenda e l’ascolto dicono che la voce riprodotta da una coppia di MC30 è ancora ineguagliata per calore e bellezza.  In ogni caso se volete approfondire potete leggere la storia di McIntosh scritta ufficialmente per  il marchio dal nostro Bebo Moroni.

Un po’ di storia, la McIntosh ha iniziato a produrre apparecchi  per la riproduzione sonora nel 1948. Erano le origini. Nel 1954 ha costruito degli apparecchi entrati  nella storia, i finali  MC30, (6L6GC come finali, e 5U4GB come raddrizzatrice) e il preamplificatore C8. Era piena epoca monofonica. La leggenda e l’ascolto dicono che la voce riprodotta da una coppia di MC30 è ancora ineguagliata per calore e bellezza.  In ogni caso se volete approfondire potete leggere la storia di McIntosh scritta ufficialmente per  il marchio dal nostro Bebo Moroni.

Nel 1955 ha replicato il successo dei 30 con gli MC60 (valvole finali 6550/KT88), ha potenziato i trasformatori portando i finali a 60 watt raddrizzando la corrente con 2 valvole 5U4GB su ogni finale. Una curiosità è da dire, nel 1957 quando nel mondo stava prendendo piede la stereofonia, McIntosh che fa? Crea il C8S, praticamente un C8 che permetteva di accoppiarsi col C8 classico e condivide con lui il suo potenziometro del volume. Il primo rudimento di preamplificatore stereofonico. Dopo due anni mette in commercio il C20, nonché il primo pre-stereofonico della casa, con corrente raddrizzata dalla valvola 6X4 (che rende il suono un velluto).
Tutto ciò succedeva negli anni ‘50, il C8 è uscito di produzione nel 1959 mentre il C20 nel 1966, gli MC30 sono usciti di produzione nel 1963 e al loro posto sono entrati in produzione gli MC40 mentre i 60 sono stati sostituiti nel 1961 dagli MC75. Sia i 40 che i 75 si differenziano dai 30 e dai 60 nella corrente raddrizzata dai diodi, che hanno sostituito la valvola 5U4GB.
Oggi mi sono divertito a confrontare l’MC60 e l’MC75, due epoche di costruzione diverse . Come diffusori ho preferito delle ProAC Studio 3 (ATC) del 1984, come sorgente un Thorens TD 124 MKII e come lettore CD il Teac Esoteric X1; insomma tutta la catena è vintage. I pre sono: un Mcintosh C20 e un sinto pre MX110Z. I pre nati per questi finali.
Parto col primo ascolto, con MC60 e C20 (Paolo Fresu “Night on the City”), ovviamente con apparecchi nati in epoca jazz ci ascolto jazz. Alle prime note già si capisce la classe della tromba. Il suono dopo una ventina di minuti di riscaldamento è fantastico. Basso gonfio, bello. Dopo qualche brano inserisco “Steppin’Out” di Roberto Olzer Trio. Il suono continua ad essere piacione e mai stancante anche a volume moderato. Una dolcezza sulle frequenze medie fantastica. I brani si susseguono uno dietro l’altro. Decido di ascoltare un album vocale registrato bene, e metto sul giradischi “The look of Love” di Diana Krall. Che dire? Sono rimasto stregato dalla voce di questa grande artista. Il C20 con il MC60 sono un matrimonio perfetto. Dopo qualche ora la fatica di ascolto è stata inesistente. Sia la mente che l’orecchio hanno ringraziato.
Ora rifaccio tutti gli ascolti con i MC75. La differenza di potenza e i diodi si fa sentire subito. Spingono forte i 75. Un suono simile ai 60, ma meno ruffiano e più preciso. Un suono neutrale e dinamico. L’aggettivo giusto è “moderno”, un suono Hi-End. Equilibratissimo. Decido di cambiare il pre e monto l’MZ110Z.
Con questo pre il suono si è stravolto sia con i 60 che con i 75. E’ diventato veloce, cristallino. Di questo cambio chi ha avuto più vantaggi sono i 75, sono nati accoppiati col MX110Z.
In conclusione dico solo che non ci sono vincitori, vince la musica.
Sono apparecchi diversi, anche se fratelli, anzi padre e figlio. Un appassionato che decide di portarsi a casa dei McIntosh storici la prima cosa che deve fare è capire in che modo questi apparecchi hanno passato i decenni. Costano migliaia di euro, e la fregatura è dietro l’angolo. Possibilmente devono essere presi con garanzia e controllati elettricamente altrimenti prenderli nuovi visto che il 275 è ancora in produzione. Posso dire di aver ascoltato tutte le edizioni del 275 e ogni volta il piacere all’ascolto è tanto. Gli anni passano ma la filosofia resta quella.
In conclusione posso consigliare il C20 e gli MC60 agli amanti del jazz puro e lunghi ascolti, le valvole raddrizzatrici fanno il loro dovere donando eleganza.
MC75 e MX110Z (C22) a chi ama spaziare con tutti i generi. con la classica si raggiungono risultati fantastici in casa, in dinamica spingono come i migliori amplificatori a stato solido. Gli MC75 non hanno paura di nulla.
McIntosh ha creato capolavori che non conoscono gli anni che passano. I telai sono lo stato dell’arte. Come lo sono anche i trasformatori. Dopo 60 anni non ci sono vibrazioni o ronzii.
La bellezza e il fascino che emanano è senza tempo.

Curiosità: questi recensiti e confrontati sono due paia di apparecchi perfetti in tutto e originali, conservati maniacalmente in questi decenni. Addirittura gli MC60 hanno i numeri di matricola seriali consecutivi cosa molto rara per apparecchi nati in un’epoca monofonica dove venivano venduti singolarmente, e gli MC75 sono dei rarissimi 230 volt davvero introvabili.

Jaiko

Un po’ di storia, la McIntosh ha iniziato a produrre apparecchi  per la riproduzione sonora nel 1948. Erano le origini. Nel 1954 ha costruito degli apparecchi entrati  nella storia, i finali  MC30, (6L6GC come finali, e 5U4GB come raddrizzatrice) e il preamplificatore C8. Era piena epoca monofonica. La leggenda e l’ascolto dicono che la voce riprodotta da una coppia di MC30 è ancora ineguagliata per calore e bellezza.  In ogni caso se volete approfondire potete leggere la storia di McIntosh scritta ufficialmente per  il marchio dal nostro Bebo Moroni.

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